ANCONA - L’accusa è diretta: in corsia stabilizzazione negata, venendo meno ai dettami della legge Madia, per una quindicina di figure professionali, tra ausiliari e operatori tecnici. L’affondo è della Rsu, la Rappresentanza sindacale unitaria, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche.
La Pec
Minuziosa, segue la loro ricostruzione dei fatti: «Il 2 febbraio scorso abbiamo inviato una Pec all’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini e al neo direttore generale di Torrette Armando Marco Gozzini con la richiesta di un confronto urgente sulla sorte di quei lavoratori precari». Una sollecitazione a cui è seguito un nulla di fatto. La linea tracciata dal fronte sindacale è netta: «Quel gruppo dei 15 è stato escluso per ben due volte, dal bando del 28 ottobre dell’anno scorso e da quello del 6 febbraio, negando così l’opportunità di partecipare alla manifestazione d’interesse propedeutica alla procedura di stabilizzazione». Due i passaggi chiave. Il primo: «La legge Madia non prevede l’emarginazione di tali figure professionali».
All’articolo 20, quella normativa chiarisce che le amministrazioni, al fine di superare il precariato, ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita dal personale, possono assumere a tempo indeterminato.
Il nodo sarebbe proprio questo: non sarebbero passati attraverso un concorso pubblico. La Rsu contesta anche la sequenza temporale: «Il dg Gozzini, solo dopo la pubblicazione sull’albo pretorio aziendale del bando di stabilizzazione, ha convocato un incontro per il 15 febbraio sull’argomento».
Le linee guida
Niente orpelli, Antonello Maraldo sfronda al massimo: «L’operato della direzione aziendale si conferma conforme alla legge e alle due delibere regionali sui bandi in questione». Il direttore amministrativo riduce ancora lo spettro d’azione: «La legge, che detta le linee guida, prevede inoltre tre anni di anzianità di servizio». La rappresentanza sindacale non retrocede di un passo: «Si fa fatica a pensare che ci possa essere un margine di conciliazione, se non la modifica d’integrazione per includere questi lavoratori trattati fino a ora come cittadini di serie B». Avanti divisi, al confronto.