ASCOLI. Cgil, Cisl, Nursing Up, Fials e Ugl parlano di una « costante, inesorabile riduzione della dotazione organica dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli con il conseguente depauperamento di tutti i servizi ha comportato l’innalzamento dello scontro tra la direzione Ast e la quasi totalità della rappresentanza sindacale».
I tagli
Come spiega Giorgio Cipollini di Cisl Fp «Abbiamo intrapreso un confronto con la nuova direzione Ast, ottenendo qualche risultato, ma ultimamente abbiamo notato difficoltà nel risolvere le problematiche.
Viola Rossi della Cgil aggiunge che « Dal prossimo 22 aprile sarà dimezzata la presenza dei tecnici di radiologia durante le ore notturne, in servizio al pronto soccorso, ignorando le nostre posizioni. Il personale precario è stato stabilizzato, ma altri andranno a casa». Roberto Tassi di Nursing Up aggiunge che « Il professionista necessita di una valorizzazione economica, ottimizzare le risorse va bene, ma bisogna metterlo nella condizione di una giusta retribuzione». Benito Rossi di Ugl Salute aggiunge che « Sono diritti che devono essere coperti, la Regione deve fare il suo, altrimenti ci troviamo di fronte ad un’azienda che si barrica. Devono darci risposte economiche». Fausto Menzietti della Fials sottolinea che « La Regione deve prendere coscienza che questo territorio ha un’economia di fondi che non è sufficiente per andare avanti».
L’organico
« Al 1 gennaio 2023 c’erano 2127 lavoratori nel comparto, al 1° gennaio 2024 diventano 2058. In un anno solare, nonostante gli annunci fatti, abbiamo perso 69 unità, come infermieri, Oss e tecnici di radiologia- dice Stefano Sudati della Cgil- Tagli anche per dirigenti medici, tecnici e amministrativi, con 20 unità perse in un anno solare. Siamo ad un risparmio di tre milioni di euro sul personale». « L’azienda ha voluto ridurre il personale notturno, con le unità di radiologia dei due ospedali hanno perso 10 unità, in un contesto dove non si vuole investire. Quando le nuove Tac entreranno in funzione, servirà personale per farle funzionare» conclude Simone Clerici della Cgil.