Il sogno europeo svanisce con la Serbia
Italia sconfitta nei quarti per 67-83

Il sogno europeo svanisce con la Serbia Italia sconfitta nei quarti per 67-83
di Vanni Zagnoli
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Mercoledì 13 Settembre 2017, 22:58 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 00:38
Si rimane lì, appesi all’Italia, alla speranza di rientrare, sul -8 di Datome a metà dell’ultimo quarto. Dell’ultimo quarto di finale. Addio agli Europei, al podio, come al solito. Per l’ennesima volta, agli Europei, fuori dalle prime 4 dal 2003, con Charlie Recalcati, bronzo in Svezia e poi argento olimpico. Poi fuori ai mondiali e poi assenti ai due campionati del mondo successivi, come in 6 delle ultime 8 olimpiadi. 
Il bilancio della nazionale di pallacanestro dal 2005 è in rosso che più rosso non si può. Non era colpa del vecchio Charlie, classe 1945, nè di Simone Pianigiani, che tutto sommato praticava un gioco anche più spettacolare del cerebrale Ettore Messina. Che resta il migliore, probabilmente della storia d’Italia, unico in Nba, insieme a Mike D’Antoni, che però è americano. Ettore non fa miracoli, certo ha impattato meglio rispetto a un anno fa, a quei minuti finali con la Croazia di tribolii offensivi, però è finita uguale. Nei 5’ terminali l’Italia scivola a -18.
Nel primo parziale era stata competitiva anzichenò, scriveva una volta Aldo Giordani, mitico direttore di Superbasket e voce degli Europei vinti nell’83 con Sandro Gamba in panchina e nel ’99 con Bogdan Tanjevic, montenegrino ct della proprio nazionale, uscito negli ottavi. Parlava di plavi, ovvero degli slavi, di kukkozia (da Toni Kukoc, re delle triple) e di sparakkazzia, quando l’Italia inanellava padelle. E’ successo nella seconda frazione che i plavi planavano a canestro, da lontano Kukkozia appunto, da ogni dove, e nel terzo che gli azzurri sparacchiavano. Come quella volta che con Gamba in panchina vennero quasi doppiati. Dalla Serbia stessa, forse, se non dalla Jugoslavia. Fa lo stesso, neanche controlliamo, con Coldebella in regia. La storia si ripete, sempre, purtroppo. Zero su 8 da tre nei 10’ che dovevano riaprire veramente il match. 
I serbi sono fuori categoria, come certi colli al Tour de France, come la Spagna per il calcio italiano, come la Russia nel volley. O il Brasile, escluso ieri. 
Insomma, era segnata, in partenza, e pure in arrivo. Sotto di una decina di punti all’intervallo, l’Italia non è più rientrata. Nonostante la Serbia poi abbia sbagliato anche di più, da tre. Il dato a rimbalzo è irreale, come se l’Italia fosse femminile, 19 rimbalzi contro 44. Extrapossessi in serie e poi piroette, scivolate a canestri, begli arresti e tiro. Datome nel primo tempo, Beli nel secondo, però mai la Serbia prova la paura di perdere, con quella fisicità ostentata. Dna e alimentazione, tattica e tecnica, meccanica di tiro e voglia di arrivare. Forse davvero Alexander Djordjevic, già propulsore di Milano, è un ottimo ct. Per noi Romeo Sacchetti non è da meno, è degno erede di Messina, per quanto ha fatto a Capo d’Orlando e a Sassari, ma persino a Brindisi, vicina a matare Milano nei quarti di coppa Italia.
Prendete Macvan, con l’Ea7 è finito ultimo nel girone all’italiana di Eurolega. Ha vinto la coppa Italia con il fiatone, è uscito in semifinale brutalizzato da Trento, con la Serbia è preciso e sicuro. Insicuro è Daniel Hackett, Melli è passabile, Cusin è solo lavoro sporco, Aradori dovrebbe veramente mostrare grinta, è sempre più bello che determinante. Biligha è il contrario, concreto quanto grezzo.
In fondo è tutta colpa del tabellone. La Slovenia sarebbe stata molto più battibile della settima forza del ranking. Non la Spagna di Sergio Scariolo, alla ricerca del 4° titolo in fila, nè la Russia. 
Ah, bravo l’americano Burns, da Brescia a Cantù, positivo questo mese e mezzo del guacho Ariel Filloy, pompante palla che è un piacere. Andrea Cinciarini non entra quasi mai, tanto valeva mantenere Della Valle, reduce da un bel triennio a Reggio Emilia.
I due metri e 20 e passa di Marjanovic sono incisivi, altrochè Tonino Fuss, lunghissimo degli anni ’80. Bogdanovic arrota parabole soprattutto nel finale. Lì salta la difesa, inseguendo una volata fuori portata si esce direttamente dalla partita. Perchè non si prova più la zona?
Capitolo voti. L’ex coach di Roma Cesare Pancotto li darebbe volentieri: “Ma a Porto San Giorgio il nubifragio ha portato un blackout, l’ho ascoltata alla radio”. Piero Bucchi era a Caserta. “Cancellata dalla serie A - ricorda -. Fra il 7 e l’8, a tutti gli azzurri. E il massimo a Ettore e allo staff”.
Il presidente Gianni Petrucci guarda il bicchiere mezzo pieno: “Ringrazio per l'impegno questi ragazzi: quando si dà tutto si esce sempre con la coscienza a posto. Hanno sempre messo in campo un grande cuore. A Messina, grandissimo allenatore, auguro tutto il meglio per la carriera nella Nba.
Il risultato del campo è giusto: si riparte da Sacchetti e da un'analisi serena che faremo insieme al consiglio federale e alle leghe, alla Giba e al territorio”.
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