Indagine Cerolini, contestata maxi
frode fiscale: sequestri per 8 milioni

La Guardia di finanza
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Venerdì 25 Marzo 2016, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 16:03
MACERATA - La Finanza la definisce una "maxi frode fiscale" e ha fatto scattare il sequestro di beni riconducibili alle aziende del gruppo Cerolini. Si tratta di un sequestro per equivalente relativo ad imposte evase per oltre ottomilioni di euro. "L’operazione - spiega la Guardia di finanza - ha visto impegnati congiuntamente il Nucleo di polizia tributaria di Macerata e la Compagnia di Civitanova Marche che, su disposizione del gip del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti, ed a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Macerata, hanno sottoposto a sequestro beni mobili ed immobili, tra cui un noto bar/caffè di Macerata, distributori stradali di carburanti, quote societarie, nonché locali commerciali e disponibilità bancarie. Il tutto fino a concorrenza del valore complessivo delle imposte evase di 8.300.000 euro nei confronti degli indagati  Giuseppe Cerolini e Cornel Moldovan.
Le indagini di polizia giudiziaria affiancate da parallela attività di polizia tributaria, svolte in sinergia dal Nucleo di Polizia Tributaria di Macerata e dalla Compagnia di Civitanova Marche, hanno consentito di giungere alla segnalazione di fatti costituenti reato alla Procura della Repubblica di Macerata nei confronti di 10 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e in particolare all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla dichiarazione dei redditi  fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti  falsi , alla omessa dichiarazione, all’occultamento o distruzione di scritture contabili, all’indebita compensazione". La Gdf entra nel merito. "A cadere sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle sono state le imprese riconducibili a Giuseppe Cerolini, tra cui in particolare la Effemme Srl, società al cui interno si annoverano svariate attività commerciali: dalla gestione di punti di distribuzione di carburante alla gestione di noti locali bar e ristoranti.
In precedenza, il 21 gennaio scorso, i finanzieri del comando provinciale di Macerata avevano eseguito un primo decreto di sequestro per equivalente emesso dal Gip Pannaggi del Tribunale di Macerata,  poi confermato dal locale Tribunale per il Riesame, relativo ad altre e similari imputazioni per reati di emissione, utilizzazione di f.o.i., dichiarazione fraudolenta, per tributi evasi per oltre 13 milioni di euro. In quel caso le attività erano scaturite  da verifiche fiscali avviate nei confronti di una società operante nel commercio all’ingrosso di calzature e accessori (Mangusta Srl amministrata da Cardinali Antonio) ed erano proseguite nei confronti di  altre società operanti nei settori del pellame, della plastica, della distribuzione di carburanti e di locali nel settore ristorazione (Raf 28 Srl amministrata da Antonio Cardinali, Mat.p. Srl amministrata da Raffaele Guerra, Dpr di Roberta Secchiari), che si erano concluse con la constatazione di  numerose  violazioni fiscali e penali tributarie e addebito di tributi evasi di svariate decine di milioni di euro". La Guardia di finanza prosegue: "Le indagini di polizia giudiziaria e le pertinenti verifiche fiscali, da cui scaturiscono entrambi i decreti di sequestri emessi dal Gip del Tribunale di Macerata, (di cui il primo, come detto, già confermato dal Tribunale per il riesame di Macerata) hanno supportato la tesi accusatoria, fatta propria dalla Procura della Repubblica – allo stato ritenuta fondata su adeguati indizi di reità da parte dei giudici delle indagini  preliminari – secondo cui sarebbe stato architettato un sistema organizzato di società, aventi lo scopo  di frodare il fisco, attraverso l’ uso illecito  di fatture per operazioni commerciali  inesistenti e  rispetto a cui  Giuseppe Cerolini ricoprirebbe  un ruolo primario, quale   effettivo amministratore  di molte delle società controllate.
Il  lavoro investigativo  delle Fiamme Gialle, pur   ostacolato dalla frammentarietà della documentazione contabile,  sinora reperita presso le  aziende ispezionate, in quanto a volte apparentemente distrutta e/o occultata,  ha consentito di ricostruire sia l’impianto contabile che i reali volumi d’affari conseguiti,  con l’individuazione dei  i soggetti, che - allo stato - si reputa abbiano emesso e/o ricevuto le contestate  fatture false.
Risolutiva, per l’esatta ricostruzione del sistema di frode utilizzato, si è dimostrata la particolare attenzione rivolta dai verificatori ai mezzi di pagamento. È stato, così, appurato che il tipico flusso finanziario, necessario per regolarizzare le posizioni debitorie derivanti dalla ricezione delle fatture di acquisto, veniva sistematicamente di fatto annullato attraverso cessioni “pro-soluto” di crediti precostituiti con fatture false.Sulla base di quanto sinora accertato, detto modus operandi, basato essenzialmente sul massiccio ricorso all’emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con costituzione di falsi crediti Iva,  ha consentito agli indagati  di operare soprattutto illegittime compensazioni (sia verticali che orizzontali) con debiti d’imposta, permettendo così di ottenere illecitamente  - di fatto per Cerolini, in via primaria - risparmi fiscali di rilevante entità. Come ulteriore conseguenza, tale pratica illecita ha determinato anche, per le aziende coinvolte, la possibilità di realizzare politiche commerciali, basate su transazioni a prezzi indebitamente concorrenziali". La Gdf sottolinea un altro aspetto. "Le indagini svolte hanno consentito di segnalare alla Procura della Repubblica di Macerata  complessivamente 10 persone - ritenute responsabili, a vario titolo, di reati tributari -, nonché, soprattutto, di ottenere il sequestro preventivo, anche per equivalente, di somme di danaro, beni mobili ed immobili e quote societarie, fino alla concorrenza delle imposte evase,  allo stato di rilevantissimo importo ed in vista della confisca delle stesse, a beneficio dell’Erario. Di conseguenza,  il Gip  del Tribunale  di Macerata, accogliendo la richiesta formulata dal competente sostituto procuratore con l’assenso del Procuratore della Repubblica, ha emesso un decreto di sequestro preventivo, ai fini della confisca per equivalente della somma evasa, sino alla concorrenza di un controvalore complessivo pari ad oltre 8.300.000 euro, costituito da beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati". L’esecuzione del provvedimento - evidenzia la Finanza  - ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie: 11 beni immobili (8 fabbricati e 3 terreni), 9 società di capitali e una ditta individuale comprensive delle seguenti unità locali: un negozi di calzature; una macelleria; una pizzeria; 6 ristoranti; 5 bar; 4 distributori stradali; uncentro estetico e 16 veicoli. Tra i beni sequestrati, si annoverano società riconducibili – in particolare - all’indagato  Cerolini Giuseppe che sono state raggiunte dal vincolo cautelare secondo il principio del sequestro per equivalente.
In particolare - prosegue la Guardia di finanza sono state coinvolte nella procedura di sequestro le seguenti imprese: Cerolini S.r.l., con sede a Roma, esercente l’attività di ristorazione con somministrazione; Cerolini Gestione e Commercio S.r.l., con sede a Civitanova Marche, esercente l’attività di ristorazione con somministrazione, Meg S.r.l., con sede a Civitanova Marche (MC), esercente ‘attività di commercio all’ingrosso di altre macchine e attrezzature; Sole S.r.l., con sede in Montemurlo (Prato) esercente l’attività di commercio all’ingrosso di calzature e accessori; Verardo Group S.r.l., con sede a Monte San Giusto, esercente l’attività di commercio all’ingrosso di cuoio e pelli.Rientrano nella gestione delle aziende sequestrate - sottolinea la Finanza - anche una caffetteria nel centro storico di Macerata e vari locali (ristoranti e bar), presenti sulla  costa nonché le società (Meg Srl e Cerolini Srl) che detengono la proprietà della  società di calcio dilettantistica della Civitanovese.
Le attività di sequestro hanno interessato  le province di Macerata, Ancona, Fermo, Foggia, Firenze, Prato, Crotone, Roma, Terni, Ravenna e Chieti.
"Ancora una volta - commenta la Finanza - il sequestro per equivalente si dimostra uno degli strumenti più efficaci per il contrasto all’evasione fiscale.
A Macerata, la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica hanno da tempo condiviso-d’intesa con la competente Agenzia delle Entrate -  un collaudato modello investigativo  che, in presenza di reati tributari, porta a chiedere alla competente autorità giudiziaria del Tribunale l’adozione di sequestri preventivi di danaro e di beni, in misura  equivalente all’evasione fiscale perpetrata ed in vista della acquisizione all’Erario – in caso di sentenza di condanna – di tutto il profitto illecito , conseguito a seguito delle frodi fiscali contestate. Sinora sono stati posti in essere  provvedimenti di sequestro preventivo, correlati a reati tributari, per importi rilevantissimi".
L'imprenditore Cerolini intanto ha diffuso una nota. "A quanto riportato da alcuni organi di stampa, precisiamo che tutti i locali del Gruppo Cerolini sono regolarmente aperti e stanno lavorando normalmente. Nessun sigillo è stato apposto. In merito al nuovo sequestro, secondo me, è copia incolla di quello del 21 gennaio 2016 , praticamente sono state sequestrate attività già precedentemente sottoposte  a decreto di sequestro. Sono sicuro, alla luce dei fatti, che avanti al magistrato la vicenda si chiarirà  positivamente per il sottoscritto. Quando sarà celebrato il processo ne vedremo delle belle. Ho il massimo rispetto per la magistratura , e per esperienza personale vista l'indagine, sono sicuro di stravincere".
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