NAPOLI - E' morto un mito del calcio napoletano: Bruno Pesaola era nato a Buenos Aires e fra due mesi avrebbe compiuto 90 anni.
Era stato prima giocatore e poi allenatore del Napoli, vincendo la Coppa Italia del 1962 e la Coppa italo-inglese del 1977 e salvando la squadra dalla retrocessione nel 1983. Nel suo palmares lo scudetto vinto sulla panchina della Fiorentina nel 1969. Pesaola, ricoverato per problemi di circolazione all'ospedale Fatebenefratelli, è morto per un collasso cardiocircolatorio.
Pesaola fu ingaggiato dalla Roma nel 1947 e negli anni successivi giocò con Novara, Napoli, Genoa e Scafatese.
Bruno Pesaola, morto oggi a Napoli alla soglia dei 90 anni, è stato uno straordinario personaggio del mondo del calcio, non soltanto per le sue qualità di giocatore e successivamente di allenatore, ma anche per il suo carattere sfrontato, la battuta sempre pronta e le bizzarrie che ne hanno segnato il carattere. Celebre è il cappotto color cammello che indossava come portafortuna quando andava in panchina, dal quale non si separava mai e che continuava a mettersi addosso anche nel finale di stagione, quando si era ormai in primavera inoltrata. Oltre allo scudetto vinto con la Fiorentina, da allenatore Pesaola conquistò altri trofei: la Coppa delle Alpi (1966) alla guida del Napoli e la Coppa Italia (1974) sulla panchina del Bologna.