Maldini dice no al Milan dei cinesi
«I soldi non c'entrano, ecco la verità»

Maldini dice no al Milan dei cinesi «I soldi non c'entrano, ecco la verità»
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Ottobre 2016, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 16:16
MILANO - Dopo tante speculazioni e voci sul suo accordo, arrivato o saltato, con il nuovo Milan di proprietà cinese (entro fine novembre, dicono gli ultimi rumors, arriverà il closing definitivo), Paolo Maldini torna a farsi sentire sui social network e lo fa per spiegare al meglio ciò che è successo durante la trattativa con il futuro ad rossonero Fassone.

In un lungo post su Facebook, l'ex capitano del Milan e proprietario per oltre 20 anni della maglia numero 3 ha voluto raccontare, senza filtri e chiarendo ogni punto, i motivi del suo cortese rifiuto alla proposta di Fassone di ricoprire la carica di direttore tecnico, affiancando quello che sarà il futuro direttore sportivo, ovvero Mirabelli.

«Il Milan è sempre stato per me un affare di cuore e passione, la mia storia, quella di mio padre e quella dei miei figli lo dimostrano e nessuno potrà cancellare questo nostro legame con i colori rossoneri. Proprio questo forte legame mi impone di essere attento, preciso e professionale nell’accettare l’incarico che mi è stato offerto; certo, sarebbe molto più facile seguire l’emozione della proposta e dire di si, senza pensare alle possibili conseguenze e partire a testa bassa in questa nuova avventura. Invece no, non posso, devo rispettare i valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia vita, devo rispettare i tanti tifosi che si sono negli anni identificati in me per passione, volontà e serietà, devo rispettare il Milan e me stesso», scrive Maldini.
 

«Non ho mai chiesto un ruolo “alla Galliani”, ovvero di Amministratore Delegato con pieni poteri. So quali sono le mie virtù, ma conosco ancora meglio i miei limiti; l’area di mia competenza deve essere quella sportiva - continua - Mi è stato proposto il ruolo di Direttore Tecnico, prima di me è stato ingaggiato un Direttore Sportivo di fiducia dell’Amministratore Delegato, quindi, secondo l’organigramma societario che mi è stato presentato, avrei dovuto condividere qualsiasi progetto, acquisto o cessione di calciatore con il mio parigrado DS. A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo, mi è stato detto dal Sig. Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente. Io ho fatto parte di Squadre che hanno fatto la storia del calcio e so che per arrivare a quei risultati ci deve essere una grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie, investimenti importanti e ruoli ben definiti. Le ultime stagioni del Milan con il doppio Amministratore Delegato e ruoli sovrapposti dovrebbero essere d’insegnamento. Naturalmente mi sarei dovuto prendere, agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo».

Niente incarico quindi per Maldini, per la gioia di qualche suo detrattore e per la tristezza di milioni di tifosi del Milan ansiosi di rivederlo finalmente in società, a diversi anni da quel ritiro macchiato dai fischi di un pezzo di curva rossonera, tra i tanti applausi ricevuti in giro per l'Italia. «Spero con queste poche righe di avere chiarito la mia posizione. Rimane l’amarezza di questi giorni per un sogno che è svanito e rimangono le polemiche strumentali che non mi hanno certo fatto piacere. Io difendo il diritto delle persone a capo di Società importanti come il Milan di poter scegliere i propri collaboratori in base ai criteri a loro più idonei, anch’io farei la stessa cosa nella loro posizione, ma ribadisco anche che i miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego».