Galliani: "La cessione del Milan
è tutt'altro che certa"

Galliani: "La cessione del Milan è tutt'altro che certa"
3 Minuti di Lettura
Martedì 28 Aprile 2015, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 18:53
MILANO - «La cessione del Milan

è tutt'altro che certa, tutt'altro che certa». Adriano Galliani lo ha ripetuto due volte e mai prima d'ora aveva parlato così apertamente dell'ipotesi che Silvio Berlusconi passi la guida della sua creatura calcistica.



Lo ha fatto prima che l'assemblea approvasse il rosso record da 91,3 milioni di euro nel bilancio, ripianato dalla proprietà, Fininvest, e quindi teoricamente in condizioni ideali per un passaggio di proprietà; e alla vigilia del probabile incontro ad Arcore fra l'ex premier e Bee Taechaubol, il thailandese alla guida di una delle due cordate interessate a rilevare quote del club. Dopo un paio di giorni a Milano, Taechaubol si è trasferito in mattinata a Ginevra, mostrandosi sorridente nel selfie pubblicato su Instagram.



Il broker è ottimista, conta di avere al suo fianco i partner giusti: parte dei capitali sarebbero cinesi, della China Citic Bank International, e parte arriverebbero dall'ADS-Securities LLC, una società di servizi finanziari di Abu Dhabi, dove il thailandese è stato un paio di settimane fa. Mr.Bee avrebbe in mente anche la quotazione del club in una Borsa orientale, ipotesi prospettata anche tre mesi fa dal finanziere Tarak Ben Ammar dopo un pranzo a Milanello con Berlusconi.



In corsa c'è sempre anche la cordata cinese guidata da Richard Lee e da alcuni membri dell'Ape Foundation, un organismo che dal 1989 opera per favorire la cooperazione economica nell'area asiatico-pacifica. Ma sarebbe clamoroso se Berlusconi domani non ricevesse Taechaubol a Villa San Martino per un incontro che difficilmente sarà decisivo ma si annuncia comunque importante per capire se la trattativa riguarderà il 51% o quote superiori del club, oggi posseduta al 99,9% da Fininvest.



«Fininvest ha investito cifre iperboliche portando il Milan a risultati straordinari fino a uno o due anni fa», ha notato Galliani giudicando «ingeneroso» il paragone fra questo Milan di Berlusconi e quello di Farina, sollevato da uno dei più piccoli azionisti più critici. Un altro socio ha contestato l'opportunità di dividere le competenze commerciali e sportive, che regola da un anno la convivenza fra Galliani e l'altro ad, Barbara Berlusconi.



«Capisco la domanda, ma la proprietà - ha replicato lo storico manager milanista -: copre i costi 100% e ha diritto decidere se serve uno, due o 27 ad e chi essi siano». Difendendo i risultati sportivi, Galliani ha finito per rivalutare anche i 35 punti ottenuti da Seedorf prima dell'esonero («Se li avessimo fatti nel girone d'andata, saremmo arrivati a ridosso della Champions») che pesa per 7,5 milioni di euro nelle perdite.



«A parità di condizioni con i precedenti esercizi il rosso sarebbe stato di 46,4 milioni» ha puntualizzato Galliani, specificando che 35 milioni sono legati alla mancata qualificazione Champions e 37 a mancati benefici fiscali per il 2013 e il 2014 nell'ambito del consolidato fiscale di Fininvest. Il prossimo bilancio rischia di scontare anche l'esonero di Inzaghi, che intanto ha negato il battibecco con un giocatore dopo il ko di Udine che ha portato al ritiro a oltranza. «Il ritiro era una decisione giusta e condivisa da tutti. Sono state dette tante cose fasulle», ha spiegato a Milan Channel l'allenatore (difeso da Abbiati e Montolivo) alla vigilia della sfida con il Genoa, avvertendo però che «ogni giocatore deve metterci qualcosa in più».



© RIPRODUZIONE RISERVATA