Luca Baroni, curatore della retrospettiva su Rembrandt ai Musei Civici di Pesaro: «Ho gli incisori nel cuore»

Luca Baroni con in mano una xilografia di Sebald Beham, un allievo di Dürer
Luca Baroni con in mano una xilografia di Sebald Beham, un allievo di Dürer
di Elisabetta Marsigli
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Martedì 4 Gennaio 2022, 08:05

PESARO - Una carriera accademica di tutto rispetto, libri, pubblicazioni, conferenze: Luca Baroni, il curatore di “Rembrandt incisore”, la retrospettiva ai Musei Civici di Pesaro dedicata al grande artista olandese, è giovanissimo (28 anni), ma ha una straordinaria competenza nell’arte. Gli studi, tra cui quelli alla Normale di Pisa, hanno avuto una grossa influenza sulla sua formazione, ma la sua passione, soprattutto per gli incisori, viene da lontano.


«La mostra su Rembrandt - racconta Baroni - viene dalla frequentazione di un collezionista che seguo fin da bambino. Lo studio è venuto dopo, ma tutto è stato reso possibile dal fatto che nelle Marche ci sono molti collezionisti. Sono molto felice di aver fatto questa mostra proprio a Pesaro, dopo che la prima che curai fu nel 2015 agli Uffizi, con il pittore e incisore di età barocca, Simone Cantarini». Quella dell’incisione è una tecnica affascinante, anche nella sua fruizione: «una delle cose che mi legano di più a questa tecnica è l’intimità. È una tecnica che richiede un rapporto uno a uno tra artista e fruitore e si avvicina molto all’altra mia zona di interesse che è il disegno antico». Secondo Baroni poi, sono proprio le mostre a rendere vivi i Musei, «non a caso sono diventate un’attività fissa dato che spesso è il momento in cui il pubblico incontra il museo, soprattutto in questi ultimi anni». Per questo occorre creare un qualcosa che desti il giusto interesse «la grammatica delle mostre è in continua evoluzione perché deve rispondere alle esigenze del pubblico. Quelle sugli incisori sono state sempre una sfida, anche a livello personale, perché è una tecnica non facile da presentare. Ma se gli artisti sono Rembrandt, Durer o Barocci, allora riesci a creare una particolare attenzione».

Baroni sta lavorando al British Museum di Londra, sia intorno alla figura di Federico Barocci che nella catalogazione dei disegni marchigiani tra Cinquecento e Seicento. «Un campo interessante anche per un confronto con quanto in possesso nella nostra regione, soprattutto con il Fondo Antaldi della Galleria Nazionale delle Marche».

Quali le differenze tra l’Italia e l’Europa sul versante mostre? «In linea generale, in Italia c’è ancora un’attenzione più rivolta agli autori, all’estero è più predominante l’interesse per i grandi temi, per un’arte intesa come veicolo di tendenze. Nei piccoli centri è diverso: una delle cose belle è poter coinvolgere collezionisti privati in un senso di restituzione al pubblico e al proprio territorio di opere che rischiano di rimanere dimenticate in qualche cassetto». A Pesaro Baroni sta portando avanti un progetto con la Biblioteca Oliveriana, suo luogo del cuore, sulla storia della famiglia Olivieri, grandi collezionisti del Seicento, che potrebbe presto trasformarsi in una pubblicazione e in un grande evento per la città.

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