I diari del soldato maceratese deportato in Germania Secondo Berdini in un libro: verrà presentato al Salone di Torino

“Le mie prigioni. Sentimento di quello che fui”

Sarà presentato alla XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio prossimi, “Le mie prigioni. Sentimento di quello che fui”, il libro che Giacomo Berdini ha pubblicato utilizzando i diari del padre, Secondo...
Sarà presentato alla XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio prossimi, “Le mie prigioni. Sentimento di quello che fui”, il libro che Giacomo Berdini ha pubblicato utilizzando i diari del padre, Secondo...
di Nicola Paciarelli
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Sabato 27 Aprile 2024, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 11:23

MACERATA - Sarà presentato alla XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio prossimi, “Le mie prigioni. Sentimento di quello che fui”, il libro che Giacomo Berdini ha pubblicato utilizzando i diari del padre, Secondo Berdini, che raccontano del suo periodo di prigionia, da soldato accusato di tradimento, deportato, dalla Grecia, nei campi di concentramento e di lavoro, in Germania, dopo aver combattuto in Albania.

I diari sono stati lasciati come scritti da Secondo Berdini, senza correzioni ortografiche o grammaticali, per dare forza al racconto di quel periodo difficile.

Giacomo Berdini, storico commerciante maceratese, ha un pensiero per chi ha permesso tutto questo: «Non sarei riuscito a pubblicare i diari di mio padre – dice – senza l'interessamento di Romano Carancini (consigliere regionale del Pd, ndr), che si è prodigato affinché venissero pubblicati nella collana Quaderni del Consiglio regionale delle Marche. Lo ha ritenuto un tema interessante, sia per tenere viva la memoria, sia perché era un maceratese». C'è la commozione, visibile negli occhi, quando si velano di lacrime, ma anche quando la voce si rompe, nel ricordo dell'amato padre. La cronaca parte l'8 settembre 1943, quando Berdini scrive: «Le ore 7 di sera, un bollettino straordinario ci comunica armistizio», gioia che, a breve, diventa incertezza, quando viene chiesto ai soldati di scegliere da che parte stare, se con i tedeschi o con i “ribelli”, fino alla deportazione, al viaggio nei carri bestiame, alla dettagliata cronaca di quanto vissuto nel campo di concentramento e di lavoro e al ritorno.

Il diario

Il diario si conclude il 10 settembre 1945 quando Berdini scrive: «Non esporrò il mio arrivo, poiché in tanta frenesia e gioia nulla ricordo, solo riaffermo dalla prima all'ultima pagina del mio diario. Provocando la serenità, la dolcezza che ha portato questo giocondo giorno dopo le aspri e atroci prigioni». Giacomo, che fin da ragazzino aveva scovato lo scatolone dove si trovavano i diari del padre, ne è entrato in possesso solo a trent'anni e da lì è nata l'idea di pubblicarli, concretizzatasi molti anni dopo: «I miei figli – spiega -, per il mio 60esimo compleanno, hanno digitalizzato il diario e ne hanno fatte stampare poche copie come regalo, la voglia di pubblicare il tutto è cresciuta e, come ho detto, grazie a Carancini, nel 2023, ce l'abbiamo fatta. Il libro è disponibile anche sul sito del Consiglio regionale».

L’aneddoto

C'è un aneddoto, tra i tanti, che Berdini ricorda: «Mio padre, non parlava mai della sua prigionia e le poche volte che lo faceva era per raccontare aneddoti. Un fatto mi è rimasto impresso, come un tatuaggio nel cervello: una volta trovò un pezzo di ferro e, lavorando in una fabbrica di gomma, grazie a una mola, ne voleva ricavare un coltello, per poter mangiare la polpa delle patate, invece della buccia. Mentre lavorava per fare il coltello, un soldato tedesco lo vide e lo mandò in cella di segregazione, in attesa di fucilazione. Non so come ne sia uscito».

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