Il sindaco di Macerata Parcaroli fuori dal tempo: «Il piccolo è ancora bello. No alle fusioni ma basta con i campanili»

Il sindaco di Macerata Parcaroli
Il sindaco di Macerata Parcaroli
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Settembre 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 16:30
Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata: finora nelle Marche le fusioni sono state solo tra piccoli Comuni, ma per fare massa critica servono progetti più macro. Nel futuro di Macerata vede un ampliamento dei confini attraverso la fusione con altri comuni? E se sì, quali realtà sarebbero più omogenee a Macerata in questo senso?
«Non vedo un ampliamento dei confini attraverso vere e proprie fusioni con altri comuni della provincia, ma credo sia più importante avere una condivisione di intenti a livello di pensiero, di progetti, di manifestazioni e di promozione perché abbiamo un territorio bellissimo che deve abbandonare l’idea del campanilismo».
Perché secondo lei nella nostra regione non si riesce ad andare oltre la logica del campanile?
«Perché veniamo da una storia culturale che ci ha portato a questo». 
E qual è la sua ricetta per uscirne?
«Come dico spesso: largo ai giovani che, mi auguro, possano scardinare questi campanilismi. Confido molto nelle nuove generazioni».
Nella provincia maceratese c’è una città competitor: Civitanova. Aumentare peso specifico potrebbe aiutarvi a mantenere la leadership?
«Non definirei Civitanova una città competitor rispetto a Macerata. Con il collega Fabrizio Ciarapica abbiamo un ottimo rapporto, ma soprattutto abbiamo messo in campo iniziative e progetti che uniscono le due città». 
Due città molto diverse ma molto vicine, insomma.
«Civitanova e Macerata, per le loro rispettive caratteristiche che sono indubbiamente molto diverse, attraggono sì target eterogenei ma sono anche in grado di dare vita a uno scambio proficuo e vantaggioso a livello turistico, culturale e non solo».
L’eccessiva frammentazione della nostra regione si è tradotta anche in una frenata economica perché nell’era della globalizzazione, la logica del piccolo è bello non è più sostenibile. Da imprenditore, condivide la posizione delle associazioni di categoria che vedono nelle fusioni anche un assist all’economia?
«A mio avviso, la logica del piccolo è bello è anche la nostra salvezza».
Un pensiero controcorrente, il suo.
«In questo modo, le grandi potenze non posso portarci via il capitale immenso che abbiamo: il nostro territorio, la nostra cultura, il nostro artigianato, le nostre piccole e medie imprese, la nostra storia». 
E quindi cosa si dovrebbe fare?
«Dobbiamo noi capire, in primis, di avere questo capitale e capire che rappresenta un assist per l’economia».
In qualità di capoluogo avete già in essere progetti di messa in rete di servizi con altre città del Maceratese?
«A Macerata già ce ne sono moltissimi. Accennavo prima a progetti condivisi con la città costiera come è stato, quest’anno, l’evento “Civitanova Danza”. Penso al biglietto unico dei musei che abbiamo promosso insieme a Recanati e poi ancora il progetto dei Cammini Lauretani che vede Macerata come comune capofila e coinvolge tutta la regione».
Cos’altro?
«Ancora: abbiamo MaMa Marca Maceratese, un progetto finanziato anche con Fondi Sisma che vede il coinvolgimento dei comuni del cratere ed è volto all’innovazione in campo di servizi turistici. Tanti progetti in rete, insomma».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA