ANCONA L’equilibrio nei rapporti tra pubblico e privato nella sanità è quanto di più delicato ci possa essere. Da sempre ginepraio per la politica, è diventato in passato motivo di accesi confronti tra maggioranza di centrodestra e opposizione dem, fazioni che si sono lanciate a vicenda le accuse di voler privatizzare la sanità. In realtà, senza la mano tesa delle strutture accreditate, il sistema pubblico sarebbe ancora più in affanno di quanto non lo sia già.
Il nuovo corso
Lo ha ribadito anche il sottosegretario ed ex primario del Pronto soccorso di Torrette Aldo Salvi, che ieri sulle nostre pagine ha sottolineato come, «per alcune specifiche prestazioni, si può ricorrere al privato».
La norma nazionale
Il decreto del Ministro della Salute del 19 dicembre 2022, infatti, ha definito i criteri che le Regioni devono adottare per l’accreditamento e per gli accordi contrattuali con le strutture sanitarie. «I soggetti privati interessati agli accordi contrattuali - la norma declinata da Palazzo Raffaello su scala regionale a giugno - devono essere individuati, mediante procedure trasparenti, eque e non discriminatorie, previa pubblicazione da parte delle Regioni di un avviso contenente criteri oggettivi di selezione, che valorizzino prioritariamente la qualità delle specifiche prestazioni sanitarie da erogare». Tradotto: è il committente a decidere qualità e tipologie dei servizi che il privato deve erogare, mentre finora non sempre è stato così. «La selezione di tali soggetti deve essere effettuata periodicamentee». Ma finché questo nuovo approccio non diventerà operativo, si procede con l’assetto definito in prima battuta nel 2019 e ogni volta prorogato, fino al 2023. L’accordo con Aris deliberato il 5 gennaio ha definito il budget massimo per le strutture accreditate per l’anno 2023, con un plafond totale di risorse pari a oltre 104 milioni di euro. Nello specifico, le risorse regionali per le prestazioni in area ospedaliera e nella specialistica ambulatoriale ammontano a 16.933.128 euro totali, 53.872.255 euro per le prestazioni extra-ospedaliere e 27.342.685 euro per quelle in aera semiresidenziale. A queste si aggiungono le risorse per le prestazioni in mobilità attiva ospedaliera, con budget massimo pari a 5.874.626 euro. L’accordo prevede il «miglioramento della sicurezza ed efficienza delle prestazioni erogate, una maggiore integrazione con il sistema pubblico, una maggiore appropriatezza delle prestazioni, la partecipazione alla riorganizzazione del sistema regionale in un'ottica di rete clinica».
Cosa cambia
Tra gli elementi di discontinuità, «l’attribuzione, per l’anno 2023, di un budget complessivo per l’erogazione di prestazioni alle singole Ast e non direttamente a ciascuna struttura sanitaria privata accreditata firmataria». Ulteriore novità, i rimborsi forfettari, con la riduzione delle risorse massime destinate rispetto all’annualità 2022, «riduzione ravvisabile anche nell’ambito delle risorse per acquisti di prestazioni ospedaliere e specialistiche ambulatoriali». Ritocchi con vista sulla rivoluzione delle gare.