Spalletti: «L'Inter tornerà grande,
ho lasciato la Roma per colpa di Totti»

Spalletti: "L'Inter tornerà grande, ho lasciato la Roma per colpa di Totti"
Spalletti: "L'Inter tornerà grande, ho lasciato la Roma per colpa di Totti"
di Alessio Agnelli
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Giovedì 15 Giugno 2017, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 10:47
«L'Inter? La più bella bega che potesse capitarmi. Sono qui per riportarla ai successi che merita e dentro la sua storia». Due ore di full immersion con i fan italo-cinesi (in tutto 30 minuti di chat, via Facebook e Weibo) e con la stampa, nella conferenza fiume (85' cronometrati) di ieri ad Appiano. Luciano Spalletti si è presentato così, rispedendo ai mittenti i tanti Ma chi te l'ha fatto fare' («Giusto l'altra sera una signora mi ha detto: Tu sei il mister dell'Inter? Beh, cavoli tuoi', ma per me non è così e ve lo farò vedere») e sfoderando, fin da subito, fierezza, orgoglio e grande senso d'appartenenza. 

Davanti alla dirigenza nerazzurra capeggiata da Steven Zhang (assente solo Sabatini, di fatto coordinatore tecnico di Suning e rimasto a Milano) e a una sala conferenze gremita e insufficiente a ospitare tutti, il tecnico di Certaldo si è appellato, infatti, al glorioso passato della Beneamata come primo messaggio ai naviganti: «Sono stato contattato dall'Inter prima della fine del campionato e l'ho scelta per riportala nel ruolo che le compete e nuovamente a contatto con la sua storia - ha sottolineato il neo allenatore nerazzurro -. L'Inter deve essere una squadra che deve far pulsare i cuori a tutti i tifosi, evidenziando un'identità ben precisa in campo. Tutti mi dicono che mi sono preso una bega accettando questo ruolo, io non la penso così. La sento più come una sfida molto eccitante, che voglio vivere fino in fondo, da attore e da spettatore privilegiato». 

Quindi i doverosi saluti alla Roma, che «ho lasciato perché lì a un certo puto ero diventato quello che divideva, anziché unire» e il riferimento è al caso Totti, che ha spaccato in due la tifoseria «per la gestione del finale di carriera del mito della Roma». Poi solo Inter, da traghettare in lidi più felice dopo 7 anni (e 10 tecnici) di naufragi. «Io non sono più bravo di tutti gli allenatori che mi hanno preceduto, ma sono differente. Mi fido del mio modo di fare. Chiederò ai calciatori di fidarsi di me, sarò al loro fianco al 110%, qualunque cosa accada, nelle possibilità del tempo, 24 ore su 24. Icardi resterrà capitano». 

Sul mercato, però, vietato commettere errori, «perché se vogliamo creare una squadra più forte gli acquisti non vanno sbagliati - ha chiosato il toscano -. Stiamo lavorando, sentiamo l'umore di chi è già all'Inter (riferimento a Perisic, in odore di United, ndr), ma tutti devono capire che non esistono obiettivi individuali senza obiettivi di squadra. E' tanto che non si vince, serve qualcosa di diverso». Ma non il modulo. «Ho pensato anch'io al 4-2-3-1, ma l'importante è che la squadra sia consapevole di dove vogliamo andare. Così facendo, anche i più bravi si faranno da parte al nostro cospetto». Juventus compresa. «L'anno scorso non ho notato tutta questa differenza in Inter-Juve. I bianconeri vanno rispettati per quello che hanno fatto - ha concluso Spalletti -, ma il rispetto non va confuso con il timore. Noi non ne abbiamo».
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