Pagamenti in grave ritardo gli edili rischiano il default

3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Febbraio 2019, 05:04
LA PROTESTA
MACERATA Non solo la ricostruzione che non parte. Ma anche il rischio di chiusura o fallimento delle imprese edili della provincia per il ritardato pagamento di lavori fatti, sia di messa in sicurezza di edifici pubblici che di quelli privati già ricostruiti. La denuncia è arrivata dai responsabili di settore delle associazioni artigiane Cna e Confartigianato che, accompagnati da alcuni titolari di imprese edili, hanno sottolineato quelle che sono le storture di un sistema che sta strangolando chi lavora nelle zone del cratere sismico.
Le lungaggini
Dalla esagerata lunghezza nel ricevere i pagamenti, si va dagli 8 fino ai 12 mesi per ricevere le proprie spettanze, ai tempi biblici per il rinnovo dell'iscrizione all'anagrafe antimafia, per arrivare ai bonifici di pagamento che, molto spesso, impiegano fino a sessanta giorni per transitare dalla banca al conto corrente dell'impresa. Col rischio che, dopo aver anticipato capitali propri pur di lavorare, questi ritardi di pagamenti portino al default di aziende per lo più di piccole dimensioni che sono costrette anche a licenziare i propri dipendenti o a non assumerne di nuovi. «Ho eseguito lavori per ristrutturazioni post sisma racconta Ndricim Popa, titolare di un'azienda di San Severino nonché presidente provinciale degli edili Cna - conclusi il 30 maggio del 2018 ed ho riscosso appena il 50% dell'importo dovuto. Siamo quasi ad un anno dalla chiusura cantiere. Se continuo a lavorare per la ricostruzione andrò in fallimento perché non si sa quando si prendono i soldi».
Le difficoltà
«Peraltro - continua - se dovessi accettare tre lavori da effettuare in soli 6 mesi dovrò rinunciarvi a scapito di clienti per i quali magari ho già lavorato in passato. Per non parlare del bonifico che viene dalla banca: ci vogliono 60 giorni per riceverlo quando invece oggi è un'operazione che si fa in due giorni. E' indispensabile velocizzare i pagamenti e renderli come per le altre committenze, altrimenti salta tutto il settore delle piccole imprese maceratesi». Luca Marinucci di Corridonia punta il dito sulle incombenze ed i doveri richiesti alle ditte che però non hanno poi certezza dei pagamenti. «White list, Soa, anagrafe antimafia, divieto di sub appalto spiega- e ci aggiungo anche la liquidità economica che mettiamo per realizzare i lavori. Poi quando è il momento di riscuotere il dovuto nessuno tutela i nostri diritti: io sono fuori di 50 mila euro per lavori di messa in sicurezza effettuati per il comune di Corridonia e di altri 80 mila euro per l'unico cantiere aperto sulla ricostruzione. Di fronte a questa situazione c'è timore nella categoria e alcuni colleghi rinunciano a lavorare nella ricostruzione. Non ci viene concesso dagli istituti di credito neppure l'anticipo di pagamento su fatture emanate a carico dello Stato: non ce le accettano. Non vorrei che fosse tutta una manovra per far fuori le aziende locali in attesa che arrivi qualcuno da fuori». Claudio Cesari di Matelica ribadisce come l'intera filiera delle costruzione in questo modo rischi di sgretolarsi sui pagamenti ritardati. «Noi dobbiamo pagare i fornitori ma non sappiamo dirgli quando afferma-. Non solo: ci sono clienti che ho sempre servito in passato ed ora sono costretto a dirgli che sul terremoto non posso lavorare perché devo completare il cantiere in 6 mesi e va bene. Ma non ho alcuna certezza di quando sarò pagato. Io ho emesso fatture a settembre che, ad oggi, non sono state pagate. In questo modo non posso assumere operai anzi tra poco non potrò dare più lo stipendio agli attuali dipendenti».
Le lesioni
Sul fatto di ricostruire le case lesionate categoria B in soli sei mesi c'è chi esprime perplessità. «Come si fa a mettere insieme opere da 20 mila euro ad altre da 1 milione di euro da effettuare in sei mesi. si interroga Paolo Procaccini di Esanatoglia- Io ho aperto due cantieri sulla ricostruzione che valgono 180 mila euro ma finora non ho visto un centesimo di rimborso. Ho finito la mia liquidità ed in questo modo si mette a rischio la sopravvivenza delle piccole imprese locali. Per non parlare dell'altro male che sono le gare al ribasso: una presa in giro, visto che il prezziario per i lavori nel cratere è stabilito a priori ed i ribassi sono al massimo dell'1 o 2 %».
Mauro Giustozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA