Manuel Agnelli in tour a Senigallia con Rossetti dei Negrita e i marchigiani Lpom e Beatrice Antolini: «Canto anche la guerra»

Manuel Agnelli in tour a Senigallia con Rossetti dei Negrita e i marchigiani Lpom e Beatrice Antolini: «Canto anche la guerra»
Manuel Agnelli in tour a Senigallia con Rossetti dei Negrita e i marchigiani Lpom e Beatrice Antolini: «Canto anche la guerra»
di Chiara Morini
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Giovedì 8 Dicembre 2022, 04:35

SENIGALLIA - Il primo progetto da solista di Manuel Agnelli, sarà il 17 dicembre alle ore 22 al Mamamia di Senigallia. L’evento, che fa parte del tour dell’artista milanese “Ama il prossimo tuo come te stesso”, è organizzato da Alhena Entertainment (info: 3662783418).  
Manuel Agnelli, come mai ha scelto questo titolo per il suo primo album da solista?
«Il titolo racconta del mio rapporto con l’esterno. Il lavoro nasce durante il lockdown, quando la gestione del tempo era dilatata, e quando ho potuto ripensare a chi sono, a cosa avevo costruito, cose importanti. Sulla copertina, poi, c’è la mia immagine che brucia: se ti ami così è meglio che non ami il prossimo. La frase non è mai invecchiata, ed è drammaticamente contemporanea. Diciamo che è rivolto a me stesso, ma anche all’esterno». 
Non c’è molto amore oggi… 
«L’uomo spesso ha una capacità distruttiva, non solo con la guerra. Qua invece di fare due passi avanti e uno indietro, ne facciamo uno avanti e due indietro. Si mette tutto in discussione».
Da solista si sente più libero che con gli Afterhours, ma quanto? 
«Io ho sempre fatto tutto quello che volevo fare con loro. Ma vede i miei musicisti hanno una loro identità e nel disco bisogna tenerne conto. È un vantaggio, ma anche una “gabbia” perché devi partire da lì. Da solo, invece, ho bypassato tutto questo, e quando gli altri hanno suonato quello che ho scritto e suonato io, forse lo hanno “normalizzato”. Chi suona a volte non è perfetto. Le cito l’esempio del piano: ho studiato molto il classico, ci ho messo una vita a trovare il mio stile. Ma ho trovato la mia dimensione nella chitarra, nella quale ho meno tecnica». 
Nel disco ci sono due brani che parlano di guerra: non lo fa (quasi) nessuno, perché ha deciso di metterli?
«Proprio per questo. Ho sentito l’esigenza perché non ne parla nessuno, so che è difficile non pensarlo come retorica. Se ne parla solo dal lato geopolitico, le giornate sembrano numeri, ma della tragedia umana di come le persone colpite sono devastate se ne parla poco. Prima ho scritto il punto di vista di chi è assente, in “Guerra e popcorn”: il punto di vista di chi ne parlerà solo quando ne sarà toccato, uno scenario da decadimento culturale. In “Severodonetsk” c’è una persona coinvolta che emette in standby i sentimenti per quando tutto sarà finito, anche se ne uscirà devastato. Il protagonista dice che l’unica cosa che conta è l’amore per l’altra persona».
In tour sarà con Rossetti dei Negrita, ma soprattutto con i marchigiani Lpom e Beatrice Antolini: cosa ci dice di questi ultimi?
«Agli Lpom ho prodotto il primo disco, abbiamo suonato insieme a X Factor e ho capito la loro furia emotiva. Sono rimasto colpito da questo, dalla pancia, “rara” la loro, in un paese di borghesi. Beatrice Antolini, al contrario, è molto più emotiva, lei però mette ordine in se stessa e suona di tutto. Sul palco ti dà la possibilità di avere una grande libertà musicale. Però la conoscevo già, l’avevo coinvolta ne “Il paese è reale”, a Sanremo 2009, con gli Afterhours».
Il duetto con sua figlia? 
«È nato per caso come il disco.

Non trovavo chi mi creasse la giusta atmosfera leggera. Parlandone con lei mi ha risposto: “Ci sono io”, scherzando, invece era proprio lei che cercavo. Ma non volevo si pensasse fosse figlia di papà, e ho reso nota la sua presenza solo dopo il lancio e il successo de “Lo sposo sulla torta”».

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