URBINO - «Si apre una nuova era della Galleria Nazionale delle Marche», esclama il direttore Luigi Gallo, mentre contempla, al secondo piano di Palazzo Ducale, le due pale di Federico Barocci. Appartengono al piccolo/grande tesoro di dipinti che il Ministero della Cultura ha restituito alla collezione urbinate, nell’ambito del progetto “100 opere tornano a casa. Dai depositi ai musei”.
Gallo non si stanca di rimirare le pale, in tutto cinque, che la Pinacoteca di Brera ha inviato in via definitiva a Urbino. Tra le cento che giacevano nei magazzini, a suo tempo requisite dai commissari di Napoleone tra il 1799 e il 1811, sono state rese finalmente alla regione in cui sono state dipinte e alla quale erano destinate. «Sono opere meravigliose, e il loro ritorno a casa ci riempie di gioia e di orgoglio».
Oltre alle due pale del Barocci - la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Giovanni Battista e Francesco, proveniente dalla chiesa dei Cappuccini di Fossombrone, e l’Ecce Homo, dipinto per l’oratorio dei Disciplinati della Croce di Urbino – fanno parte della “restituzione” la Madonna col Bambino, Sant’Agostino, la Maddalena e angeli, opera del toscano Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, dipinta per la chiesa degli Agostiniani di Fermo; e due grandi pale di Simone Cantarini detto il Pesarese: la Madonna con il Bambino in gloria e i Santi Barbara e Terenzio, realizzata per la chiesa di San Cassiano a Pesaro, e l’Apparizione di Gesù Bambino a Sant’Antonio da Padova, per la chiesa di San Francesco a Cagli. «L’operazione – commenta il direttore Gallo – era iniziata qualche anno fa, grazie all’illuminata conduzione del ministro Franceschini e della Direzione generale dei Beni Culturali. E adesso la Galleria di Urbino è tra i primi musei a goderne i frutti, con dipinti che caratterizzano fortemente sia gli autori che le comunità che le hanno commissionate».
Da Urbino a Fermo, e da Fossombrone a Cagli, le pale, enormi e suggestive, rappresentano autentiche gemme della pittura nelle Marche tra Manierismo e Barocco, alienate da troppo tempo dal patrimonio di questa regione. «Queste cinque pale d’altare completano e confermano il rilievo nazionale del nostro museo.