Con la qualificazione che già prima del fischio d'inizio si sapeva sarebbe slittata a giovedì prossimo, è il gol di Abraham a prendersi la copertina nella notte europea. Perché se vincere aiuta a vincere, segnare aiuta a ripetersi. Mourinho lo ha capito subito. O quasi. Dopo aver provato a svegliare Tammy, lasciandolo in panchina contro il Lecce (bissando tra l'altro la scelta tecnica di due settimane prima a San Siro), José lo ha rilanciato. A suo modo. Prima facendogli scudo pubblicamente, poi affiancandogli un partner. Belotti nella doppia trasferta di Siviglia e Genova, Zaniolo contro il Napoli, dando così seguito a quel 3-5-2 che sembrava aver regalato un minimo di equilibrio in più alla squadra. In effetti sono arrivati due gol subiti in tre gare ma quello che più conta appena 9 tiri in porta concessi agli avversari quando, soltanto prendendo in considerazione le tre partite precedenti (Lecce, Betis e Inter), erano stati quasi il doppio (17). Mou, però, «non è un pirla» (cit.). Sono trascorsi ormai 14 anni dalla frase cult con la quale si presentò all'Inter ma ogni giorno che passa è sempre più attuale. José è lo Special e come tale si è reso conto che la coperta era corta. Magari non volendolo ammettere pubblicamente («Perché le nostre cose ce le guardiamo tra di noi») ma tornando con i fatti sui suoi passi. La Roma, infatti, subiva anche poco ma tirava altrettanto di rado. Due conclusioni nello specchio della porta avversaria contro Betis e Samp, nessuna con il Napoli. Poco, troppo poco per una squadra che fa della compattezza la sua stella polare ma che ha comunque il suo punto di forza dalla mediana in su.
RITORNO AL PASSATO
E allora, quando in pochi se lo aspettavano, eccolo il ritorno al passato.
E non è un caso che a Helsinki si sia liberato al tiro la prima volta a sinistra, si sia procurato un rigore (poi reso vano dal fuorigioco) a destra e segnato il provvisorio 1-0 con un colpo di testa al centro dell'area. Abraham ha necessità di andare dove l'istinto lo porta, senza sentirsi ingabbiato. È chiaro che quando c'è Dybala, è un po' più difficile, ma le agevolazioni che in cambio può avere valgono il prezzo della convivenza. Non è un caso che prima di giovedì, le due reti segnate da Tammy fossero arrivate da altrettanti assist di Paulo. Ma la natura dell'inglese lo porta a nutrirsi di responsabilità. Se le ha, si sente vivo e come tale non ha paura di prendersi la squadra sulle spalle. Poi potrà anche sbagliare un gol ma non mancherà mai il lavoro per la squadra, il sacrificio, la tenacia di giocare come se quel pallone fosse l'ultimo e soprattutto la capacità di costruirsi l'occasione. Farlo con due trequartisti a supportarlo, gli viene più facile. Mou lo ha capito. E anche a Verona lunedì, riproporrà lo stesso assetto. Volpato farà posto a Zaniolo che quando gioca trequartista con Pellegrini è portato ad allargarsi proprio per creare spazi a Tammy. Che ora che ha ripreso a segnare, non vuole di certo fermarsi di nuovo.