Liste d’attesa choc. E così i marchigiani rinunciano alle cure. Peggio di noi solo 2 regioni

Liste d’attesa choc. E così i marchigiani rinunciano alle cure
Liste d’attesa choc. E così i marchigiani rinunciano alle cure
di Martina Marinangeli
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Venerdì 19 Aprile 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 16:04

ANCONA Nel 2023 quasi 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi pur avendone bisogno, soprattutto a causa delle liste d’attesa andate fuori controllo. Uno tsunami sanitario che travolge anche le Marche, finite sul podio delle regioni peggiori d’Italia in questo fenomeno: ci guadagniamo la poco onorevole medaglia di bronzo, arrivando terzi dopo Sardegna e Lazio. A scattare l’allarmante fotografia è l’Istat, che nel rapporto Bes presentato negli scorsi giorni, sottolinea come in Italia «circa 4,5 milioni di cittadini abbiano dovuto rinunciare a visite o accertamenti per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso». 


Numeri in crescita

Parliamo di circa 372mila cittadini in più rispetto al 2022, un incremento che «può attribuirsi a conseguenze dirette e indirette dello shock pandemico, come il recupero delle prestazioni in attesa differite per il Covid o la difficoltà di riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria, tenuto conto dei vincoli a coprire l’aumento della domanda di prestazioni con un adeguato numero di risorse professionali», spiega l’Istat. L’analisi riguarda il mancato accesso a visite mediche (escluse quelle odontoiatriche) o accertamenti diagnostici ritenuti necessari: la quota di persone che nel 2023 ha dovuto fare a meno delle cure ammonta al 7,6% della popolazione, in aumento rispetto al 7% dell’anno precedente. E le Marche hanno fatto peggio della media nazionale: se nel 2022 si erano allineate a quel 7% registrato in media nel Bel Paese, nel 2023 hanno sfiorato il 10%, assestandosi sul 9,7. 

Il trend negativo

Una disaffezione al Sistema sanitario che, secondo l’Istat, è più legata alle liste di attesa interminabili che a difficoltà economiche dei pazienti o di accesso alle strutture.

Una Caporetto della sanità pubblica che finisce per favorire il travaso verso il privato, dove si riescono ad ottenere prestazioni in tempi consoni. Almeno per chi può permettersele, cosa che rischia di rendere la sanità una questione per ricchi. La pur meritoria decisione del governo nazionale di stanziare fondi ad hoc per recuperare le liste di attesa - tradotte in piani operativi da tutte le Regioni, Marche comprese - non sembra bastare ad invertire un trend che ha imboccato una china pericolosa. 

La linea temporale

Il 2020 e il 2021 (biennio nero del Covid) hanno visto un peggioramento generalizzato a livello nazionale, ma più marcato nella nostra regione rispetto alla media, e il quasi riallineamento che si era profilato nel 2022, si è trasformato in un ritorno al trend negativo nel 2023. Nel problema generale, si innesta poi anche una questione di genere: in linea con la stortura nazionale, anche nelle Marche le donne ne escono peggio degli uomini. Nel 2023 è stato l’11,6% delle marchigiane a rinunciare alle prestazioni sanitarie, a fronte del 7,8% di uomini. Quando i cittadini decidono di rinunciare alle cure - che la ragione sia legata ai costi o ai tempi improponibili di attesa - è comunque una sconfitta per l’intero sistema sanitario, che proprio non sembra riuscire a rimettersi sui binari dopo il deragliamento causato dal Covid. E a pagarne il prezzo - in tutti i sensi - sono le persone, talmente sfiduciate da smettere di fare visite e controlli, con buona pace della prevenzione e della salute pubblica. Serve un netto cambio di passo prima di subito.

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