Luciana Sbarbati, l'ultima marchigiana eletta in Europa: «Bandiera dei repubblicani, ho battuto anche La Malfa»

Luciana Sbarbati, l'ultima marchigiana eletta in Europa: «Bandiera dei repubblicani, ho battuto anche La Malfa»
Luciana Sbarbati, l'ultima marchigiana eletta in Europa: «Bandiera dei repubblicani, ho battuto anche La Malfa»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 9 Maggio 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 09:26

Luciana Sbarbati, l’unicorno della politica marchigiana. L’ultima a centrare - ormai 20 anni fa - la missione (quasi) impossibile di arrivare al Parlamento europeo partendo dal nostro territorio. Non una, ma due volte: «Nel 1999 con il Partito repubblicano e nel 2004 con l’Ulivo in quota Repubblicani europei».

Come ci è riuscita?

«Me lo chiese anche Violante (“Ma come hai fatto?”) al mio rientro alla Camera (allora si potevano mantenere le due cariche). Nel 1999 infatti fu una battaglia interna con Giorgio La Malfa, segretario del Partito repubblicano italiano, che ho superato per oltre 1000 voti. L’unica volta nella storia in cui è successa una cosa del genere».

La Malfa non sarà stato contento.

«Il partito nemmeno, mi votava perché le preferenze ovviamente andavano tutte al segretario nazionale».

E allora, citando Violante: ma come ha fatto?

«Ce l’ho fatta perché ce l’ho messa tutta.

Avevo dalla mia parte la mia storia e quello che ho fatto nella vita: mi sono impegnata nella scuola, nel sociale, nel mondo della disabilità. Portavo anche a casa leggi che riguardavano altri settori. Insomma, mi davo da fare. Anche con l’Ulivo ha pesato l’attività che avevo svolto veramente al servizio della comunità che rappresentavo. Ho sentito l’affetto della gente».

Perché negli ultimi 20 anni le Marche non sono riuscite ad eleggere nessuno?

«Siamo penalizzati perché siamo una piccola regione. Quindi bisogna avere importanti riferimenti anche negli altri territori della circoscrizione (Toscana, Lazio e Umbria, ndr). Chi non vive la vita di partito come ho fatto io fin da piccola, non riesce».

Qual è stata la ricetta?

«Ero una bandiera del Partito repubblicano, avevo udienza e seguito anche nelle altre regioni. Anche ai tempi dell’Ulivo, la visibilità che mi ha dato Prodi stando al mio fianco è stata importante. I 115mila voti che ho preso erano dovuti anche a questa visibilità nazionale».

Luci della ribalta.

«Ho fatto battaglie feroci contro Irene Pivetti e anche contro lo stesso Salvini. Poi la gente ti ascolta, inizia a riconoscerti e ad apprezzarti».

Basta questo?

«Bisogna uscire dai confini del proprio recinto per poter vincere. Serve una visione più ampia».

Qualcuno dei marchigiani candidati alle Europee di giugno ha chance di farcela?

«Penso di sì, ma per scaramanzia meglio non dire chi».

Sarà la volta buona? Dopo 20 anni spezzeremo la lunga catena delle sconfitte?

«Mi auguro di sì, sperando che chiunque vinca poi si assuma veramente l’impegno e la responsabilità di un percorso difficile. E spero capisca che va in Europa non a rappresentare il suo partito, ma il territorio».

Oggi non succede?

«Non mi pare. Ho portato a casa parecchi soldi per le Marche: per fare un esempio, il bypass ferroviario all’Api di Falconara. Parliamo di miliardi, ma la Regione non aveva presentato il progetto in tempo e quindi quell’occasione andò persa».

Cosa ne fu dei nostri soldi?

«Mi chiamò il sindaco di Venezia per chiedermi se poteva fare un’opzione su quei soldi, visto che per le Marche il treno era ormai passato. E se li prese».

Poi ci lamentiamo del vergognoso stato attuale delle nostre infrastrutture.

«È una questione di impegno. Sono andata all’Europarlamento anche in sedia a rotelle: ero stata investita e avevo nove fratture. Ma non sono comunque mancata mai. Nella mia prima legislatura ero al Bilancio: dovevamo essere 14 italiani, eravamo sempre in due. Gli altri erano quasi tutti segretari di partito e non venivano».

Un unicum italiano che si ripete nel tempo quello dei leader candidati fantasma in Europa. Pure oggi.

«Uno scandalo, una presa in giro per i cittadini».

Che consiglio dà ai nostri candidati?

«In Europa valgono competenza e diplomazia: non dimenticate mai queste due parole».

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