Francesco, l’incubo distrofia e il docufilm: «Meglio essere antipatico che fare pena»

Francesco, l’incubo distrofia e il docufilm: «Meglio essere antipatico che fare pena»
Francesco, l’incubo distrofia e il docufilm: «Meglio essere antipatico che fare pena»
di Nicoletta Paciarotti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Maggio 2024, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 19:14

SERRA SAN QUIRICO «Io sono come tutti gli altri. Preferisco stare antipatico, che fare pena alla gente». Non si nasconde Francesco, non è tipo da mezzi termini. Costretto sulla sedia a rotelle da piccolissimo a causa di una patologia rara degenerativa, la distrofia muscolare di Duchenne, Francesco Venturi, 25 anni di Serra San Quirico, ha deciso di raccontare la sua vita in un docufilm girato insieme al migliore amico e regista Nicola Pignatale. «Un progetto nato spontaneamente. Io e il mio amico, che stimo molto professionalmente, stavamo registrando dei ricordi: il giorno del mio compleanno, i festeggiamenti di ferragosto. Poi così, per puro caso, è nata l’idea», racconta.

Il progetto

“La stanza di una formica” è il titolo del docufilm. «Sì, è l’emblema della mia vita – continua - Una piccolissima finestra sul mondo. Ho sempre odiato chi si avvicinasse a me con fare impietosito: “Tesoro che ti è successo?”. Le persone si fermano alla malattia, ma io sono molto altro. Ed è per questo, credo, che sia arrivato il momento di condividere con gli altri quello che mi porto dentro». Francesco, che ama la poesia e ogni forma d’arte ed ha già scritto un libro ("Tutto di me", ndr), non aveva neanche dieci anni quando ricevette la diagnosi. Un fulmine a ciel sereno ed accettarlo non fu facile. «Ricordo che i primi anni furono i più difficili.

Vedevo gli altri bambini giocare a pallone e scorrazzare liberi, io invece cadevo di continuo».

Un viaggio introspettivo

Nascere e morire, cadere e rialzarsi. Il docufilm è un viaggio introspettivo nei pensieri dell’autore, dove la circolarità assume un ruolo importante. «È stato grazie alla Dolphins Ancona Hockey Club che sono rinato. Ho capito che potevo fare sport, vivere la vita come tutti gli altri. Ho visto negli occhi di chi era in carrozzina come me, la speranza e la gioia. E la malattia non è stata più un problema». Il rapporto con gli altri è il cardine di tutta l’opera, il film offre agli spettatori l’idea che i due protagonisti, Francesco e Nicola - il regista - hanno dell’amicizia.

Il racconto

«Un valore importante, io con i miei amici non sento le barriere». Aggiunge: «Quello che voglio far capire è che sì, i miei polmoni hanno bisogno del respiratore e i miei muscoli di un supporto per muoversi, ma io vivo esattamente le stesse emozioni di tutti gli altri. È questo che racconto nel mio docufilm». Introspettivo, poetico, leggero: “La stanza di una formica” aspetta ora di entrare nelle sale dei cinema d’essai. «Sarebbe un sogno – conclude Francesco – a ottobre lo presenteremo nei festival. Per me sogno una vita d’artista».

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