Gli studenti entrano nel carcere, il procuratore generale Roberti ha accompagnato a Fossombrone due classi dell’Itis: «Qui il percorso di riabilitazione»

Dal 6 al 12 maggio Fossombrone ospita convegni e mostre nell'ambito di Pesaro Capitale della cultura

Gli studenti entrano nel carcere, il procuratore generale Roberti ha accompagnato a Fossombrone due classi dell’Itis: «Qui il percorso di riabilitazione»
Gli studenti entrano nel carcere, il procuratore generale Roberti ha accompagnato a Fossombrone due classi dell’Itis: «Qui il percorso di riabilitazione»
di Roberto Giungi
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Sabato 4 Maggio 2024, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 12:29

FOSSOMBRONE - La pena comminata a chi ha commesso reati gravi non si sconta solo contando gli anni. Un recluso può essere pronto a rifare il suo ingresso nella società anche molto tempo prima della scadenza detentiva fissata dalla sentenza.

Il messaggio

È il messaggio che ieri mattina è emerso con forza dai detenuti del carcere di Fossombrone nell’incontro che hanno avuto con gli studenti di due classi quinte dell’Itis di Urbino. «I giovani che incontrano i reclusi - ha sottolineato il procuratore generale presso la Corte d’appello di Ancona, Roberto Rossi, promotore dell’iniziativa - si rendono conto in prima persona che chi sbaglia paga, ma ha anche la possibilità di iniziare un percorso di riabilitazione a prescindere dagli stereotipi che aleggiano al di fuori delle mura di cinta dell’istituto di pena, un percorso ancor più possibile in un carcere modello come quello di Fossombrone». Lo stesso procuratore generale aveva sottolineato nei giorni precedenti: «Se fosse per me ci porterei tutti gli studenti a visitare il carcere. L’errore in cui spesso si incorre è pensare che con la condanna la questione è chiusa. Non lo è, nel carcere si combatte la battaglia per la legalità».

A Fossombrone, una realtà di 80 reclusi sia la direttrice, Daniela Minelli, che la responsabile delle guardie carcerarie, Marta Bianco, sono donne, i detenuti possono imparare mestieri con laboratori di pittura e artigianato, possono studiare, diplomarsi e laurearsi. «Il recupero assume un aspetto rilevante - è stato ribadito a più voci - perché a farlo sono detenuti che hanno prospettive di uscita molto lunghe, alcuni anche con condanne all’ergastolo, ma vogliono riscattarsi e imparare un mestiere o avere un titolo di studio per poi cercarlo fuori un lavoro, una volta finita la pena.

Dare fiducia al detenuto aumenta le sue prospettive di recupero».

La nota dolente è che tra sovraffollamento e carenze strutturali è difficile assicurare percorsi di riabilitazione sociale, ma la volontà e la speranza non devono mai demordere. Negli anni le novità, gli stimoli e le iniziative, non ultima la realtà scolastica superiore per i detenuti che si iscrivono al corso gestito dall’Istituto Donati di Fossombrone, il coinvolgimento culturale e propositivo dall’esterno hanno portato luce nuova grazie alla sensibilità e alla preparazione di chi lo dirige, del personale educativo e dell’intero corpo di polizia penitenziaria. Non è più il carcere di una volta lontana, viene da commentare. Certo, restano i regolamenti e le restrizioni ma nella piena consapevolezza che all’interno del carcere ci sono persone capaci di vivere e trasmettere emozioni.

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