EUGENE - I tormenti della prima parte dell’estate si sciolgono alla luce dei riflettori iridati. Il Mondiale accende l’umore di Gianmarco Tamberi, che sente l’adrenalina della vigilia e si riaccende, a poche ore dall’esordio sulla pedana dell’Hayward Field. Venerdì, alle 19:10 italiane (le 10.10 della costa del Pacifico) il capitano, il campione olimpico di Tokyo, andrà a caccia dell’unico sogno non ancora divenuto realtà: quello dell’oro mondiale outdoor del salto in alto. «Con la maglia azzurra addosso mi trasformo – le parole di Gimbo – e non sento più nulla, nemmeno il fastidio che mi ha accompagnato in queste settimane alla gamba di stacco. Che cos’è? In poche parole, è l’irritazione di un nervo del retto femorale: come uno spillo, che mi impedisce di rimanere decontratto. Ma non ci penserò, ormai ho accettato il dolore, voglio solo concentrarmi sul mio salto, senza pensare ad altro. Ho fatto di tutto per risolvere, anche spostare la mia partenza per gli Stati Uniti, e devo ringraziare la Federazione per avermi supportato in tutto. È emerso tutto a Ostrava, quando ho saltato 2,30, ed oggi mi sento più forte che in occasione di quella gara».
Venerdì si salterà sul serio, contro tanti avversari desiderosi di cogliere, proprio contro Tamberi, un successo destinato a diventare storia.
A chi gli ricorda la recente vicenda legata al padre-allenatore, Tamberi risponde netto: «Non mi risulta ci siano state liti familiari, anzi. Quello che è successo al momento non è nei miei pensieri, devo rimanere concentrato sulla gara, sulla mia tecnica di salto, sull’obiettivo che mi sono posto, ho bisogno di ogni energia per farcela, non posso distrarmi. A Eugene mi seguirà mio padre, come previsto. Gli avversari? Soprattutto il coreano Woo, i due statunitensi Harrison e McEwen, sono loro quelli che hanno fatto meglio quest’anno».