Alluvione nelle Marche: «Fiumi non curati e ponti fatti male». Ci sono altri 23 indagati

Alluvione nelle Marche: «Fiumi non curati e ponti fatti male». Ci sono altri 23 indagati
Alluvione nelle Marche: «Fiumi non curati e ponti fatti male». Ci sono altri 23 indagati
di Lorenzo Sconocchini e Federica Serfilippi
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Martedì 13 Febbraio 2024, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 15:28

SENIGALLIA Non solo l’allarme partito in ritardo, le mancate comunicazioni, il sistema d’allerta sulle piene dei fiumi inadeguato e i piani comunali di protezione civile non aggiornati. L’apocalisse di acqua e fango che la sera del 15 settembre 2022 devastò le vallate del Misa e del Nevola provocando 13 vittime poteva essere evitata anche con una migliore manutenzione dei due corsi d’acqua (anche togliendo gli alberi dagli alvei) e delle loro sponde e costruendo e meglio i ponti che davanti alla piena hanno fatto da strettoie favorendo l’esondazione. Compreso il nuovissimo ponte 2 giugno di Senigallia - intitolato alle vittime della strage della Lanterna Azzurra - che ora il Comune medita di sollevare con dei martinetti. 

 
Così, dopo gli inviti a comparire spediti a fine ottobre a 14 tra funzionari della Protezione civile regionale, dei vigili del fuoco e a sindaci della vallata, sono stati notificati ieri 23 avvisi di chiusura indagini in cui si ipotizzano i reati, commessi in cooperazione (a vario titolo) di inondazione colposa (reato contestato a tutti gli indagati) e omicidio colposo plurimo e lesioni colposi, reati invece ipotizzati per 19 indagati, ma non per i quattro chiamati in causa solo per l’esondazione del Misa all’altezza del ponte 2 giugno che non fece vittime. 

Le contestazioni

Nel mirino della Procura dell’Aquila, che ha ereditato l’inchiesta sull’alluvione da Ancona per la presenza tra i danneggiati di un magistrato in servizio nel tribunale dorico, in questo fascicolo bis sono finiti tecnici e funzionari della Regione Marche e del Genio Civile, della Provincia di Ancona, del comune di Serra de’ Conti e soprattutto del Consorzio di Bonifica Srl che con le loro condotte negligenti ed omissioni - almeno secondo le ipotesi contestate dal pm aquilano Fabio Picuti in base alle indagini dei carabinieri forestali - avrebbero involontariamente causato l’alluvione.

Nell’avviso di chiusura indagini - l’atto in cui il pm comunica l’intenzione di chiedere il rinvio a giudizio e assegna 20 giorni agli indagati per presentare memorie e chiedere di essere interrogati per ottenere un proscioglimento - sono finiti funzionari e tecnici in servizio quanto meno fino al 15 settembre 2022, o anche in epoche precedenti. Rischiano un processo tre dirigenti del dipartimento Infrastrutture, Territorio e Protezione civile della Regione Marche: l’attuale responsabile Nardo Goffi e i dirigenti Stefano Stefoni (responsabile della Protezione civile regionale, indagato anche nell’altro fascicolo) e Mario Pompei. Sott’accusa anche ex una dirigente regionale della Tutela delle Acque, Stefania Tibaldi, la dirigente del Genio Civile Marche Nord Lucia Taffetani, nonché tre tecnici dell’Area Acque Pubbliche della Provincia di Ancona e altrettanti che si sono succeduti nel tempo come dirigenti dell’Ufficio tecnico del Comune di Serra de’ Conti. Ma la maggior parte degli indagati sono funzionari, tecnici e collaboratori esterni del Consorzio di Bonifica, 12 in tutto, a partire dall’avvocato Claudio Netti, fino al maggio scorso presidente e tuttora membro del Cda.

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