Mafia della movida, scattano 7 arresti: estorsioni ai gestori dei locali e droga tra Civitanova, Fano, Potenza Picena e Mondolfo

rissa ai giardini le auto della polizia davanti alal questura dopo aver fatto la retata
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di Benedetta Lombo
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Martedì 16 Aprile 2024, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 11:42

CIVITANOVA Condanne definitive per associazione mafiosa nel centro Italia. Dopo la sentenza dei giudici di Cassazione di mercoledì scorso, l’Ufficio esecuzioni della Procura generale di Perugia ha emesso sette ordini di carcerazione a carico di altrettanti condannati, la cui pena totale da espiare è pari ad oltre cinquanta anni di carcere.

L’udienza

Mercoledì infatti, i giudici della Suprema Corte erano stati chiamati a pronunciarsi sui ricorsi presentati dai difensori di 15 dei 18 imputati del processo “Gustav” sulla cosiddetta “Mafia della movida”, gli Ermellini hanno rigettato tredici ricorsi (per i quali dunque la condanna è diventata definitiva) rinviando per due posizioni gli atti alla Corte d’Appello di Perugia solo per il ricalcolo della pena.

Sulla base della decisione dei giudici della Seconda sezione della Corte suprema di Cassazione l’Ufficio esecuzioni della Procura generale di Perugia ha quindi emesso sette ordini di carcerazione.

I provvedimenti sono stati eseguiti negli ultimi tre giorni nel Maceratese nelle città di Potenza Picena e Montelupone, e poi a Mondolfo (Pesaro-Urbino), Volterra (Pisa), Viterbo, Pesaro e Parma. Gli arrestati, tutti di nazionalità italiana, facevano parte di un’unica associazione di stampo mafioso dedita a commettere vari delitti che vanno dallo spaccio di stupefacenti all’usura, fino all’estorsione ai danni di gestori di locali notturni e imprenditori. Questi ultimi venivano costretti dalla banda a pagare ingenti somme di denaro, dietro la minaccia di aggressioni fisiche, con l’ausilio di armi, o gravi danni ai locali da loro gestiti. I fatti di cui sono accusati i sette arrestati sono stati commessi a partire dal 2009 lungo la riviera adriatica, tra Marche e Abruzzo, in particolare nelle zone di Recanati, Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto, Fano, Castelfidardo e Martinsicuro.

Per le minacce la banda acquistava armi ed esplosivo che venivano “pagati” con notevoli quantitativi di droga, perlopiù cocaina. Tra le contestazioni che la Dda di Ancona aveva mosso ad alcuni degli imputati c’era anche quella relativa all’acquisto di dodici chili di esplosivo pagati con un chilo di hashish. Era agosto del 2009. L’esplosivo era stato acquistato in due tranche e i primi 5 chili furono trasportati in un appartamento a Civitanova gli altri 6,9 chili erano stati custoditi nell’abitazione di uno degli imputati in un altro comune del Maceratese. Per i sette condannati le pene da espiare in carcere vanno da un minimo di quattro anni ad un massimo di dieci anni di reclusione.

La sentenza

In primo grado ai 18 imputati i giudici del collegio del Tribunale di Macerata comminarono pene complessive per 135 anni e sette mesi. La sentenza richiese quasi undici ore di camera di consiglio per i tre giudici che lessero il dispositivo all’1.30 di notte in un’aula presidiata dalle forze dell’ordine. Già verso le 23, per garantire la sicurezza all’interno dell’aula del palazzo di giustizia, intervennero in massa carabinieri e agenti della Digos. Le difese impugnarono la sentenza e i giudici della Corte d’Appello di Ancona, in parte confermarono la sentenza di primo grado, in parte rideterminarono le pene, alcuni reati furono estinti per intervenuta prescrizione e per due reati ci fu un’assoluzione.

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