Chiara Biondi, assessora regionale all’Istruzione: lo scorso 5 gennaio in giunta avete deliberato la programmazione della rete scolastica 2024/2025. Quali sono le principali differenze rispetto all'anno scolastico precedente?
«La programmazione della rete scolastica è uno degli obiettivi del Pnrr (nello specifico, la riforma 1.3, missione 4, componente 1) quale conseguenza della diminuzione della popolazione scolastica a causa della denatalità».
Dunque?
«Si tratta di un obiettivo che viene imposto a livello nazionale a tutte le Regioni.
E ciò cosa comporta?
«In questo modo il contingente organico di direttori scolastici riconosciuto dal Ministero dell’istruzione a ciascuna regione, determinerà anche il numero di istituzioni scolastiche, ognuna sede di dirigenza, che compongono la rete regionale».
Sul nodo degli accorpamenti ci sono state diverse polemiche sul territorio: può spiegare come sono state prese le decisioni sulle diverse casistiche?
«Ci tengo a sottolineare prima di tutto che questi accorpamenti, imposti dal Pnrr, non comportano alcuna riduzione dei servizi scolastici, né la chiusura di scuole presenti nel territorio regionale: stiamo parlando soltanto di riorganizzazione delle direzioni scolastiche».
La vostra delibera ha seguito questa ratio?
«La proposta deliberata è giunta a conclusione di un lungo ed articolato percorso di confronto con le Province e con i sindaci dei Comuni coinvolti nelle diverse ipotesi di accorpamento, sentiti i rappresentanti sindacali delle scuole, e d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale. Il tutto, tenuto conto degli indirizzi generali individuati con delibera di giunta del 23 ottobre e della possibilità offerta dal recente Decreto Milleproroghe che ha rimandato quattro accorpamenti previsti quest’anno, all’anno scolastico 2025/2026».
Il presidente della provincia di Pesaro Paolini dice che, sugli accorpamenti, il Pesarese è stato fortemente penalizzato rispetto a territori quali l'Ascolano e il Fermano. È così?
«Questa riorganizzazione deriva anche da indicazioni pervenute dalle Province. Ci siamo attenuti prima di tutto alle loro indicazioni e da queste sono state valutate tutte le realtà scolastiche insistenti nel territorio regionale».
Qualche indicazione non è stata soddisfatta, però.
«Si è tenuto conto di quelle decisioni compatibili con gli indirizzi generali decisi a livello regionale, confermando l’accorpamento dei Cpia di Ascoli Piceno e Fermo in quanto istituti sottodimensionati che non avevano un dirigente scolastico di diritto. Situazione che non sussiste per il Cpia della Provincia di Pesaro-Urbino, che è normodimensionato e ha un proprio dirigente. Gli accorpamenti stabiliti riguardano tutto il territorio regionale».